L’Università di Parma in navigazione nel Mediterraneo: ricerca partecipativa e impegno civile con il progetto f.lotta
L’Università di Parma ha partecipato all’iniziativa f.lotta, un’azione di ricerca e testimonianza civile che ha visto una flotta di imbarcazioni attraversare il Mediterraneo per documentare e denunciare le violazioni dei diritti umani lungo le rotte migratorie.
La partecipazione del nostro Ateneo si è inserita nell’ambito delle attività del gruppo di ricerca ParTeR, che da anni sviluppa metodologie di ricerca partecipativa e didattica innovativa nel campo della tutela dei diritti umani. Attraverso la Clinica Sociologico Giuridica, il progetto ha coinvolto studenti e ricercatori in un’esperienza formativa che ha superato i confini tradizionali dell’aula universitaria. L’iniziativa ha visto l’importante collaborazione con il Centro per le Attività e le Professioni delle Arti e dello Spettacolo - CAPAS dell’Ateneo e RadiorEvolution, la web radio delle studentesse e degli studenti dell’Università di Parma, con cui sono state realizzate nuove forme di narrazione per valorizzare questa esperienza e coinvolgere attivamente il corpo studentesco.
Un laboratorio di ricerca in mare aperto
Il Mediterraneo è diventato così un laboratorio di ricerca a cielo aperto, dove l’etnografia si è fatta navigazione e la teoria ha incontrato la realtà delle persone in movimento. La nave Tanimar, parte della flotta f.lotta, ha ospitato un equipaggio multidisciplinare composto da ricercatori, attivisti, filmmaker e testimoni, uniti dalla volontà di documentare ciò che altrove viene nascosto o ridotto a spettacolo mediatico.
L’iniziativa si è concentrata in particolare sulla denuncia del fenomeno del “State Trafficking” tra Tunisia e Libia, come documentato dal rapporto RR[x] presentato al Parlamento Europeo: le politiche europee di esternalizzazione delle frontiere hanno generato l’effetto paradossale di trasformare apparati statali in trafficanti di esseri umani.
Con la partecipazione a f.lotta il gruppo di ricerca ParTeR ha confermato il proprio impegno nella formazione di una coscienza critica e nella produzione di conoscenza socialmente rilevante, per creare ponti tra ricerca e società civile. Nel Mediterraneo che si vorrebbe chiudere con blocchi navali e accordi bilaterali, abbiamo scelto di navigare per tenere aperti spazi di conoscenza, testimonianza e giustizia.
Per un report dell'esperienza leggi su Melting Pot